22 mag 2015

A oriente del giardino dell'Eden di Israel J.Singer

È mattina presto, e le ombre degli alberi si allungano oltre le radici, eppure la monotona pianura polacca già boccheggia sotto un sole cocente. Gli alberi tozzi e storti ai bordi della strada sembrano trasformati in pietre. Non un fremito di ramoscelli, non un fruscio di foglie. Non si ode un solo canto d’uccello. Anche i vecchi mulini a vento sono pietrificati; le loro braccia antiche, rattoppate con tegole sottili di ardesia e assicelle rinsecchite, sono immobili. Solo dai prati riarsi si leva l’incessante frinire dei grilli, interrotto di tanto in tanto dallo zillare delle cavallette simile al rumore di un tosaerba. In cima a un mucchio di fieno una cicogna ritta su una zampa sola dorme sopraffatta dalla stanchezza e dalla calura.

Israel J. SINGER, A oriente del giardinodell’Eden (tit. inglese East of Eden), traduzione dall’inglese di Marina Morpurgo, pp.477, Bollati Boringhieri, 2015

Il romanzo della disillusione
Un magnifico affresco di un'epoca, quella dei primi decenni del Novecento, attraverso personaggi che restano nel cuore e nella mente.
Ambientato nella prima parte negli umili villaggi di campagna della Polonia, poi nei quartieri popolari di Varsavia e per finire nelle tristissime periferie di Mosca.
Protagonisti sono gli umili ebrei polacchi e le loro illusioni e disillusioni.
 Mattes, il capofamiglia,  povero venditore ambulante piegato dalla miseria e da un'ortodossia religiosa che segna la sua vita e le sue scelte, quando finalmente, dopo una sfilza di femmine, avrà un figlio maschio, Nacham ("il consolatore"), crederà di esser stato premiato dalla sua fede incrollabile. Sogna di farne un dotto e rispettabile rabbino che riscatterà l'onore di tutta la famiglia.
 Ma Nacham erediterà dal padre sì il sogno, l'illusione, ma non sarà la fede bensì l'ideologia, la fede politica a plasmare la sua vita.
 Padre e figlio pagheranno ad alto prezzo le loro illusioni, annientati da delusioni devastanti. Entrambi rispecchiano l'inadeguatezza del vivere, mentre saranno i personaggi femminili, le donne, figlie, sorelle, mogli a farsi carico di tutto il peso della quotidianità, della vita reale. 
Come dimenticare la coraggiosa e instancabile Scheindel o la laboriosa Hannah e tante altre figure che pullulano in questo mondo yiddish così meravigliosamente raffigurato?
Il protagonista, Nachman , è il ritratto dello smarrimento, di chi non può più tornare indietro alla fede dei padri. È il ritratto del tentativo fallito di sostituire la ferrea fede  di ieri  con il sogno della rivoluzione socio-politica dell'oggi. Finirà con il vagare in una terra di nessuno, fuori dalla terra promessa, dall'Eden incarnando quella dimensione dell'esiliato così peculiare dell'uomo del Novecento e degli ebrei orientali in particolare. 
Una lettura straordinaria che da tempo cercavo. Sicuramente fonte preziosa di arricchimento e  chiaro esempio di  sano Slow Reading grazie anche alla magistrale traduzione di Marina Morpungo.

21 apr 2015

Mare nostro di Erri De Luca

La  bellissima preghiera laica che lo scrittore dedica alle vittime dell'ultimo naufragio a sud della Sicilia
Mare nostro
che non sei nei cieli
e abbracci i confini dell’isola e del mondo,
sia benedetto il tuo sale,
sia benedetto il tuo fondale.
Accogli le gremite imbarcazioni,
senza una strada sopra le tue onde,
i pescatori usciti nella notte,
le loro reti tra le tue creature
che tornano al mattino
con la pesca dei naufraghi salvati.

Mare nostro,
che non sei nei cieli
all’alba sei colore del frumento,
al tramonto dell’uva di vendemmia,
ti abbiamo seminato di annegati
più di qualunque età delle tempeste.

Mare nostro,
che non sei nei cieli
tu sei più giusto della terraferma
pure quanto sollevi onde a muraglia e poi le abbassi a tappeto.
Custodisci le vite,
le visite cadute come foglie sul viale,
fai da autunno per loro,
la carezza d’abbraccio
bacio in fronte
di madre e padre prima di partire.

Erri De Luca


20 feb 2015

Perdersi di Lisa Genova

Perdersi di Lisa Genova
I miei ieri stanno scomparendo. i miei domani sono incerti, e allora per cosa vivo? Vivo giorno per giorno. Vivo nel presente. Uno di questi domani dimenticherò di essere stata qui davanti a voi[..]. ma solo perché presto me ne dimenticherò non vuol dire che l'oggi non conta

Avere cinquant'anni e scoprirsi all'improvviso malata di Alzheimer. Dover accettare di precipitare giorno dopo giorno in un presente senza più un futuro e neanche un passato. Dover convivere con una percezione di sé e della propria vita svuotata da tutto ciò che fino a poco fa la caratterizzava: senza un lavoro, una famiglia, delle relazioni sociali. Dover rincorrere parole e connessioni logiche fin dentro i più reconditi meandri di un cervello che si sta arrendendo.
No, non credo che riuscirò a liberarmi presto di Alice o di Lydia o di John tanto facilmente. Sono così veri , così poco personaggi e così simili a me, alla mia vita. E ho paura di questa empatia.
Un libro che raccomando di leggere per riflettere su questa aspetto della vita che è la malattia. E benché il tema sia decisamente destabilizzante, l'autrice ha  il merito di avere saputo maneggiarlo con maestria e grande garbo senza ruffiane indulgenze alla melassa dei buoni sentimenti.

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