15 mar 2011

Il grande Gatsby

Il grande Gatsby
di Francis Scott Fitzgerald

Se la letteratura ha come pregio quello di acuire le nostre percezioni, far sentire la complessità della vita e degli uomini, difenderci dall'ipocrisia e dalla meschina certezza dei nostri giudizi che spesso hanno il fetore della  condanna, se la letteratura è anche questo, sicuramente "Il grande Gatsby" è uno dei romanzi più straordinari che io abbia letto finora.
Non si può non rispecchiarsi in Nick, l'io narrante, e non provare una certa empatia per Gatsby,  l'ideale del sogno americano, l'uomo nato dal nulla e fattore del proprio destino. Il sogno  americano: la promessa del futuro,  a differenza di noi vecchi europei che abbiamo un passato con cui dobbiamo continuamente confrontarci. Povero e per questo respinto dalla ragazza più desiderata che gli preferisce  il brillante e ricco signorotto, Gatsby sin da adolescente sa ciò che vuole essere e venderà persino l'anima per realizzare il suo sogno:  diventare sfarzosamente ricco per conquistare Daisy, la ragazza dai modi affettati e dalla voce "full of money", volubile e inafferrabile come lo sono i sogni.
E infatti "Il grande Gatsby" acquista valenza di universalità proprio quando incarna l'illusione di realizzare il sogno. I sogni sono puri finchè c'è il desiderio, etereo, evanescente che li renderli grandi. Ma i sogni sono ideali perfetti e quando si cerca di sovrapporli a una realtà, che per sua natura è imperfetta, incompleta, in continuo divenire, il sogno si distrugge e spesso trascina nel  suo vuoto lo stesso autore.
C'è un'immagine  in questo romanzo che resterà senz'altro per sempre nel mio immaginario: il colore verde.
Verde, come ci dice lo stesso Fitzgerald, è il colore dell'America, così come la videro gli europei che vi sbarcarono per la prima volta; verde è il colore dei dollari; è il colore del"via libera", del permesso di partire.
Verde è la luce che illumina il pontile della casa di Daisy. Quando Nick incontra Gatsby per la prima volta, lo vede solo nell'oscurità con le braccia protese verso quella luce verde, in direzione dell'estremità del molo dove era la casa di Daisy, quasi ad abbracciare idealmente il sogno di tutta la sua vita.
Ed empaticamente, anche noi, come Gatsby  siamo incapaci di resistere al richiamo della luce verde..
Pensai, mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, allo stupore di Gatsby la prima volta che vide la luce verde all'estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter sfuggire più. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle(...)Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C’è sfuggito allora ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia...e una bella mattina… Cosi continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato."

Nessun commento:

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails