10 giu 2009

Il calore del sangue

di Irène Némirovsky

"Il calore del sangue" è un romanzo breve ma densissimo, da centellinare come un vino pregiatissimo.
E’ ambientato nello stesso paesino del Morvan dove Némirovsky con la sua famiglia cercò inutilmente rifugio dalle leggi antirazziali e dove sarà arrestata nel luglio del ’42 e deportata ad Auschwitz (morirà pochissimi mesi dopo).
E’ ritratta la tranquilla provincia rurale francese, ma già dalle prime pagine, con la sua straordinaria soave crudeltà, Némirovsky insinua poche note stridenti che aprono voragini inaspettate nella superficie apparentemente tranquilla e cristallina delle vite dei protagonisti.
Come un fiume sotterraneo di lava e fuoco che scorre impetuoso nelle vene, il calore del sangue

è l’inconfondibile espressione della giovinezza, colma di sfida, irrequietezza e slancio…
Chi non ha visto un fuoco simile deformare e piegare inaspettatamente la sua vita..?


La giovinezza infiamma le vene fino a spingere a compiere azioni spregiudicate, perfino delittuose pur di non rinunciare alla passione , alla fame di vita.

come sono belle le follie d’amore!per giunta si pagano talmente care che centellinarle, a se stessi o agli altri, è inutile. Sì, si pagano sempre.

E infatti pagheranno Colette, Brigitte , così come hanno già pagato i lori genitori, quando anche loro a vent’anni sono stati travolti dal fiume impetuoso della gioventù.

Una fiammata che travolge ogni cosa nel giro di pochi mesi, pochi giorni, a volte poche ore; poi si spegne. E non resta che fare il conto dei danni.

E Némirovsky usa la sua penna come lancia crudele contro chi ha dimenticato sé stesso, ha rinnegato la sua vitalità, ha rinunciato a vivere. Ormai vecchio, freddo e saggio.

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