e i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare
Per il poeta che non può cantare
per l’operaio che ha perso il suo lavoro
per chi a vent’anni se ne sta a morire
in un deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendoci il pensiero
per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole (...)
Perché le idee sono come le farfalle
che non puoi toglierli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevamo di avere perso
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo (...)
ROBERTO VECCHIONI Chiamami ancora amore
E' un filo invisibile e lontano quello che mi lega a Vecchioni e alle emozioni della sua musica.
Un filo che si srotola anni e anni fa in una sera d'estate, quando poco più che bambina, mi introfulai nello stadio della mia città, a metà concerto, per vivere da vicino l'avventura di ascoltare e vedere le emozioni che si fanno musica. A passi lenti, come se entrassi in un santuario , mi avvicinai in punta di piedi a quella manciata di ragazzi che, seduti a ferro di cavallo sull'erba del campo, ascoltavano e cantavano insieme a lui, come ragazzi intorno ad un fuoco sulla spiaggia in una di quelle magiche sere d'estate al mare. Così "Samarcanda " e "Luci a San Siro" divennero parte della mia anima.
Un filo che continua a srotolarsi fino ad oggi quando affido ad una sua canzone le mie paure e le mie emozioni di madre che abbraccia alla stazione un figlio che parte per andare incontro alla vita.
Ancora emozioni da condividere con chi ci sta accanto da tanto tempo.
Ascoltare insieme questa musica e sciogliersi in un abbraccio. Un lungo abbraccio.
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